L’Associazione Iniziative Parkinsoniane imolesi mette inoltre a disposizione, sempre a titolo gratuito, un supporto psicologico individualmente o in gruppo.
Di seguito il contributo della professionista che collabora con noi, la dottoressa Cristina Mambelli .
”I pazienti che scoprono di avere il Parkinson, perdono inizialmente le certezze che erano alla base dell’equilibrio della loro vita. È un’esperienza che investe tutte le dimensioni dell’esistenza: fisica, emotiva, relazionale e spirituale. È inoltre accompagnata dalla preoccupazione rispetto a quell’area dell’esistenza legata agli affetti (i rapporti famigliari, i rapporti con i figli, con il partner, con gli amici) che attiva emozioni contrastanti: da una parte il bisogno di essere compresi, ascoltati e rassicurati e dall’altra la faticosa necessità di proteggere le persone care dall’ondata di dolore da cui si è invasi.
Attraverso i colloqui di supporto psicologico individuali i pazienti possono trovare l’aiuto necessario per affrontare la malattia nelle sue diverse fasi ed evoluzioni.
Supportare psicologicamente chi vive il Parkinson, significa “prendersi cura” della persona in un momento in cui la malattia ha modificato in modo sostanziale la sua vita. In un momento di grande sofferenza psicologica, causata dai tentativi di trovare efficaci risorse interiori per gestire e affrontare questo terremoto emotivo.“
”Il disagio, lo sconforto manifestati non sono, nella maggior parte dei casi, dovuti ad una condizione psicopatologica, ma al trauma provocato dalla malattia stessa.
Il lavoro psicologico che si svolge individualmente, consiste nell’elaborazione del momento di crisi, attraverso cui avviene la presa di coscienza, su diversi livelli della situazione clinica, psicologica, dell’impatto della malattia sulla qualità di vita.
L’obiettivo principale dei colloqui è proprio il supporto psicologico, ovvero il trovare soluzioni di adattamento alla nuova situazione di malattia cronica e progressiva.
A questo scopo, durante i colloqui, viene presa in considerazione la condizione psicologica del paziente, la sua personalità e si individuano le resistenze, i meccanismi difensivi e gli ostacoli rispetto all’adattamento alla malattia.
Al contempo si cercano e scoprono le risorse interiori ed interpersonali per affrontare la quotidianità in tutti i suoi aspetti.“
”Fondamentale per supportare psicologicamente i pazienti sono i contesti di gruppo. Nel gruppo si sperimenta prima di tutto, “l’essere non più soli”. Si può scoprire che emozioni come la paura, la rabbia, il rifiuto, il senso di sconforto e di fallimento, sono comuni ad altri e come diventi possibile, in un clima rassicurante dove si parla lo stesso linguaggio, riconoscere, legittimare e trasformare queste emozioni, senza sentirsene paralizzati.
Il gruppo diventa così il luogo dove le angosce e i pensieri più dolorosi possono essere espressi ed affrontati; dove poter parlare apertamente di tutto ciò che preoccupa, anziché impegnare una quantità enorme di energie con lo scopo di reprimere questi sentimenti. Ed è anche un luogo dove è possibile potersi confrontare con altre modalità di reazione alla malattia per poter in qualche modo,“apprendere”nuovi pensieri.“
“La vita umana si è sempre svolta nei gruppi. Condividere costituisce un elemento essenziale dell’esperienza…”
(Foulkes)
(Testo a cura della Dottoressa Cristina Mambelli, psicologa, psicoterapeuta e sessuologa)
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